giovedì 29 maggio 2014

Quando gli eroi tornano alla terra.

recensione di Mattia Sangiuliano

“Un paese ben coltivato”, Giorgio Boatti; Editori Laterza 2014 per la collana i Robinson/Letture, 18€ p.264.

In Italia, ogni giorno, cento ettari di terreno agricolo vengono persi per sempre, divorati dalle costruzioni.
Questo spiega perché dal boom economico a oggi la superficie agricola è scesa da 18 a 13 milioni di ettari. Si riducono i campi coltivati e l'Italia, che aveva raggiunto la piena autonomia alimentare, sta dipendendo sempre più dagli altri. Persino per il pane non siamo più autosufficienti: il 60 per cento del frumento tenero lo importiamo dagli Stati Uniti e dall'Ucraina, dalla Francia, dalla Germania e perfino dall'Austria. [p.10]

venerdì 16 maggio 2014

“Du oder Ich”. Un (auto)ritratto per celebrare Maria Lassnig.

di Mattia Sangiuliano

“Thankfully, I possess a strong sense of reason.”[1]

“Du oder Ich” (2005)
Du oder Ich” (2005). Tu o io, è la traduzione del minaccioso e intimidatorio, quanto celebre, dipinto della pittrice austriaca Maria Lassnig (8 settembre 1919 – 6 maggio 2014).

La Lassnig nasce in Austria, presso la cittadina di Kappel am Krappfeld, l'8 settembre 1919. Figlia nata fuori dal matrimonio, sua madre si sposerà solo tempo dopo con un uomo molto più vecchio di lei, e in concomitanza di una serie di problemi di relazione all'interno della famiglia, sarà accudita per parte della sua infanzia dalla nonna. Durante la seconda guerra mondiale studierà presso l'accademia di belle arti di Vienna. Intraprenderà così un percorso artistico che la porterà ad avvicinarsi sempre più alle maggiori avanguardie dell'epoca, funambolicamente in bilico tra espressionismo e astrattismo, sino poi a prenderne le distanze.

domenica 11 maggio 2014

In frantumi.

di Mattia Sangiuliano
[continua da Come argilla]

«Si papà» risponde brevemente il ragazzo, sentendo affievolire, dentro di se quel moto di immotivato rancore che lo aveva attraversato sino a qualche istante prima, tradottosi poi in quella fantasiosa corsa al di là dei confini del quartiere, al di fuori di quello che è il suo territorio, la sua casa.
«È da un po che non ci sentiamo vero? Come va li da te? Tutto in ordine in parrocchia? E tu, soprattutto, come stai? E il parroco Roberto?»
La pioggia di domande che piombano addosso al giovane prete lo travolgono tramutandosi in una valanga. L'apprensione del padre lo lascia un po' interdetto ma, ricordandosi quasi all'istante il motivo della sua telefonata decide di tagliare corto e raggiungere subito il nocciolo della questione, il motivo della sua telefonata.

giovedì 8 maggio 2014

“Io, Ippocrate di Kos”. La medicina, arte tra Asclepio e Thanatos.

di Mattia Sangiuliano 

“Io, Ippocrate di Kos” di Massimo Fioranelli e Pietro Zullino, Editori Laterza (2008) per la collana Storia della medicina e della sanità; 138 p. 19€. 

Attraverso la storia del grande capostipite della medicina – in un certo qual modo – moderna, già distinta dalla speculazione propriamente filosofica dell'antichità, il libro fornisce informazioni sulla vita di Ippocrate di Kos poggiando le sue fondamenta su una narrazione autobiografica degli eventi che, contestualmente, caratterizzarono l'opera e alcuni difficili anni della sua esistenza. La ricostruzione romanzata della vita di Ippocrate prende le mosse come sorta di estremo lascito testamentario fornito dalle sue labbra dando voce, e interpretando i dati, a noi pervenuti per via letteraria riguardanti la sua figura di medico e pensatore, per quelle tappe che ne contraddistinsero la vita, in un procedere di eventi mediante una "fiction" biografica nutrita in un contesto storico.

domenica 4 maggio 2014

«Fanciulli allo stadio». #ilcapoultrahadeciso.

di Mattia Sangiuliano

«Galletto
è alla voce il fanciullo; estrosi amori
con quella, e crucci, acutamente incide.»
("Fanciulli allo stadio"; Saba, Umberto)

giovedì 1 maggio 2014

Le morti del primo maggio.

di Mattia Sangiuliano.

Nella calendaristica celebrazione di piccole festività, passa spesso inosservata la carica di valori che queste creano in un immaginario collettivo sovente abituato all'oblio, ad una sorta di delega di certi valori, celebrati ma annegati nell'abitudine di una parata che si svolge nella accettazione generale.
Viene alla mente la novella pirandelliana: “C'è qualcuno che ride”, novella ambientata nel mentre di una riunione seria, il giorno di carnevale, in cui i partecipanti vi prendono parte travestiti, in maschera – e qui il sottile ossimoro della vicenda che sottende l'intero breve racconto – eppure attori di una finta partecipazione collettiva e corale a un giubilo solo estetico, del tutto privo di un qualche vitalismo, o della pur minima partecipazione all'evento. Proprio nel mentre di quella attesa carica di preoccupazione, una risata rompe la sospensione generale gettando gli astanti nel panico collettivo; gli astanti erano colpevoli di aver accettato l'oblio collettivo aderendo ad una circostanza formale, nella coralità generale, senza porsi alcuna domanda sulla liceità di quel contesto.

Come argilla

di Mattia Sangiuliano

«Guarda attentamente. Se tendi troppo il filo si spezza. Devi prestare molta attenzione a mantenere la giusta tensione, senza ammorbidire e senza strattonare. E appena sei sicuro abbia abboccato fai girare il mulinello. Senza strattonare, mi raccomando. Vedi? Esattamente così... Ecco! Ecco! Guarda» esclama «Ha abboccato! Fatti da parte un attimo che mi impicci... senti che fatica...»
“No papà, non sento niente”.
E come la marea le nubi fanno ritorno. Tornano come una risacca di piombo ad annebbiare luoghi e pensieri.
Il parroco segue in silenzio i suoi pensieri ormai rassegnato a non poterli cancellare o sostituire. Pensa a suo padre. A quel suo padre politico così lontano, distante dal mondo e dagli affetti dei suoi figli.
Come quella volta a pesca. Al lago, in una giornata di festa, una domenica forse, quando suo fratello si era ammalato e il padre, per non perdere una giornata di sole, aveva deciso di portare con se il minore dei suoi figli.
Il bambino sorride mentre quella gioia del padre muta, attraverso uno specchio capovolto, in amarezza sulle labbra del figlio ormai adulto.
Ma la legge del padre è inviolabile, intoccabile.