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di Mattia S.
In quel viaggio che simboleggia la ricerca gnoseologica di Caproni, l'osteria diviene il luogo in cui cercare riposo e ristoro per "le ossa a pezzi", come dice nella poesia "L'ultimo borgo". Nello stesso componimento si può leggere la tematica della "frontiera" che, se in Antefatto veniva declinata con "al limite della foresta", intesa sempre come confine, ora la si può leggere nella sua valenza politica; la frontiera è quel luogo, quella "striscia di terra" (per parafrasare Ungaretti) di nessuno, un ritaglio di terreno, una linea immaginaria, più che fisica, simbolo del traguardo, o ancor peggio, di una tappa; nonostante sia l'obbiettivo non risulta essere che mèta illusoria e vana, resa ancor più evanescente dalle asperità: "la strada/ era stata lunga", "i sassi" che ostacolano, "le crepe dell'asfalto", "i ponti più d'una volta rotti e barcollanti", elementi che rendono ancor più lontana la frontiera, nel momento della riflessione all'interno dell'osteria, nonostante il confine sia soltanto al di là di "un tratto" di terra.