martedì 2 aprile 2013

La Chiesa è reazionaria?

ricordando papa Wajtyla

di Mattia S.

La Chiesa si è evoluta di pari passo con le istituzioni e con la divulgazione dell'informazione. Ha adottato gli strumenti della società civile per rispondere ad esigenze sempre nuove e non di rado problematiche, avvicinandosi al mondo laico.

Otto anni fa, il 2 aprile 2005, si spense Papa Giovanni Paolo II, nato Karol Józef Wojtyła. Papa Giovanni Paolo II era salito al soglio pontificio il 22 ottobre 1978, data del suo insediamento succedendo così a Giovanni Paolo I, il cui periodo di pontificato (soli 33 giorni) è stato caratterizzato dalla brevità e del "sorriso", come lo ricordano la stampa e la società civile. Troppo presto ricevette l'appellativo di "Servo di Dio".

Un papa come Karol Wojtyla ha impiegato circa 25 anni per entrare nei cuori della società civile, credente o meno che sia. Il suo pontificato è stato segnato da molti gesti magnanimi che ne hanno evidenziato la bontà e la semplicità. Indubbiamente molti altri atteggiamenti hanno gettato un ombra sul fu papa Wojtyla, ne sono un esempio la condanna dei matrimoni omosessuali (che rientrano in quella pagina di posizioni di condanna conosciute come "cultura delle morte", che vanno a comprendere anche la condanna dell'aborto e dell'uso del profilattico); si è anche espresso contro l'ordinazione femminile, inseguito ribadita con una lettera apostolica, passando per la difesa del celibato dei sacerdoti, sino a confermare la posizione contraria della chiesa riguardo l'ammissione di cattolici divorziati al sacramento dell'eucarestia.
Papa che più di tutti gli altri nella storia, abbracciò l'intento ecumenico della religione, viaggiando in lungo e in largo per il globo sino al cospetto di uomini di altre fedi e culture, diffondendo un messaggio che ha saputo superare le barriere ideologiche, politiche, culturali e religiose.
Anche il suo successore Benedetto XVI, nato Ratzinger, può essere felicemente ricordato per questo intento ecumenico tendendo ad aprire un dialogo con ebrei e musulmani rinsaldando il rapporto con due grandi e millenari culti religiosi. Un bel merito che oggettivamente rende ancor più stridente il contrasto fra la professione di povertà e la sua immagine sempre avvolta e appesantita da nutriti addobbi auriferi ripescati da qualche forziere vaticano che, molti suoi predecessori, si erano rifiutati di indossare. In netto contrasto ante litteram con il suo austero successore, molto più vicino al motto "totus tuus" (tutto tuo) di Wajtyla, con il suo "Miserando atque Eligendo" (con misericordia e predilezione); quel successore di Ratzinger che è arrivato persino a sacrificare un simbolo fondante dell'autorità papale quale il dorato anello del pescatore, da lui scelto in argento dorato, a scapito il tradizionale e vistoso oro.

Papa Francesco (I), nato Jorge Mario Bergoglio, in circa un mese di pontificato ha ottenuto una nutrita schiera di fedeli e di "papa boys" dediti alla preghiere e all'amore verso una figura che, senza troppe pretese, si è ritrovata a reggere la curia romana ereditando ereditando parecchie situazioni tutt'altro che pacificate oltre ad aver ereditato anche l'account twitter @Pontifex del suo predecessore. Bergoglio ha conquistato all'istamte tutto il mondo cristiano e non, già dal suo discorso inaugurale. Bisogna anche tenere presente che Papa Wajtyla, al momento della sua elezione, infranse una formalità che dichiarava non "auspicabile" parlare "troppo" al balcone, dopo la nomina al soglio di Pietro, regola poi attenuata da Ratzinger, che si dichiarò un "umile lavoratore nella vigna del signore", sino a divenire norma, se non regola, con la prosastica elezione bergogliana caratterizzata da una lunga preghiera e da un lungo contatto con la folla di laici e non che riempiva piazza San Pietro, quell'uggiosa sera del 13 marzo (vedi QUI).
Una prima iniziativa che è certamente da accostare alla situazione anomala in cui si è verificata l'elezione di Bergoglio, con il suo predecessore ancora in vita (vedi QUI) e a Castel Gandolfo, venendo meno al precetto "morto un papa se ne fa un altro". Inoltre bisognava tendere una mano verso una schiera di laici sempre più esigenti e bisognosi di contatto.
Anche per quel suo essere un noto (e dichiarato) fan del suo "team" di calcio: il San Lorenzo, ha fatto presa sul mondo intero, senza contare che siamo in Italia. Paradossalmente dopo neanche un mese di pontificato lo stesso papa Bergoglio è stato omaggiato con iniziative tutte particolari e in un certo senso anomale come, per l'appunto, un album di figurine tutto dedicato al neo eletto al soglio di Pietro. Album di figurine accostabile ad una sorta di vademecum del buon pontefice, immagini d'epoca, pezzi rari in bianco e nero che ritraggono Bergoglio a contatto con il seculum quasi immerso nel mondo terreno a contatto con i poveri nell'autobus, uomo comune in mezzo a gente di tutti giorni. Uomo del popolo dunque, prima di alto prelato ecclesiastico della cristianità; persona comune presa "dai confini del mondo", dalla povertà e dalla miseria, per rappresentare l'alto ruolo di Santo Padre.

8 anni fa morì un papa che fece della sua malattia una via crucis di dolore verso la morte. A stento, poco prima di spirare riuscì a mormore quel "Amen", reso incredibilmente doloroso a causa della malattia e della fine imminente.
Dopo otto anni la figura del papa è diventata frutto della "contingenza" che caratterizza il materialismo del seculum, del mondo profano. Un papa da subito presentatosi come difensore dei più deboli e degli "ultimi", ricordando i poveri già nella scelta del nome Francesco, un papa che ha lavato i piedi a dei carcerati prostrandosi a quelle persone che sovente vengono dimenticate come se non esistessero; rischia di perdere la sua immagine, in quel marasma che è il mercimonio e il culto dell'immagine che rasenta il feticismo. Già in un altro articolo (vedi QUI) avevamo trattato il legame materialismo-fede.
La povertà  e la professione di fede possono essere svendute in tabaccheria e nelle edicole, guadagnandoci sopra?

Pier Paolo Pasolini disse:
"La Chiesa non può che essere reazionaria: non può che essere dalla parte del Potere; non può che accettare le regole autoritarie e formali della convivenza."

Aveva ragione Pasolini? La Chiesa, e gli uomini di Chiesa, sono solamente reazionari dalla parte del potere e delle regole autoritarie (che sono anche quelle del "marketing") e della convivenza?

Speriamo che la Chiesa si ricordi delle Fonti Francescane, che dicono: "Badate alla vostra dignità, fratelli sacerdoti, e siate santi perché egli è santo".

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