lunedì 4 marzo 2013

"Chi sono?" di Aldo Palazzeschi




Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
"follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgìa".
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.


Aldo Giurlani, in arte Palazzeschi (Firenze, 1885 - Roma, 1974), è stato un poeta italiano. Compì studi di ragioneria e collaborò con svariate riviste come "Lacerba" e "La voce". Combatté nella prima guerra mondiale come attestano i bozzetti di Vita militare. Le principali raccolte sono "i cavalli bianchi" (1905), "lanterna" (1907), "poemi" (1908) e "l'incendiario" (1910).

L'esperienza poetica di Palazzeschi è caratterizzata da un primo periodo di militanza tra le file dell'avanguardia futurista. Successivamente, dopo il primo conflitto mondiale, sceglierà toni semplici e dimessi più vicini alla scuola del Crepuscolarismo.
Palazzeschi ha in comune con i crepuscolari il rifiuto dell'immagine del poeta-vate, che trovava il suo massimo esempio nel dannunzianesimo di inizio secolo. Ancora, accanto a toni dimessi, squisitamente crepuscolari, troviamo una certa atmosfera giocoso, una volontà di trasgressione quasi infantile, improntata sul recupero di una dimensione ludico-irrazionale mutuata dalla prima esperienza futurista. Tonalità malinconiche, grigie e lacrimose, sposano l'esuberanza trasgressiva dell'Avanguardia.

"Chi sono?" è una poesia tratta dalla raccolta poesie.
Il titolo introduce sin da subito una tematica identitaria esistenziale: il poeta si domanda chi è. Nel tentativo di capire quale sia la sua identità, il poeta, intesse una sorta di soliloquio con sé stesso: ponendosi una serie di domande vuole svelare l'enigma. Nel primo verso troviamo subito la demolizione della figura del poeta. Non si riconosce come poeta. "No, certo| non scrive", con la penna della sua anima può solamente scrivere la parola "follia", vale a dire la trasgressione. "Neanche" pittore, poiché la tavolozza della sua anima possiede solo un colore: "malinconia". Infine non è neppure un musicista visto che l'unico tasto del suo strumento è la nota della "nostalgìa".
Il poeta non può che mettere a nudo il suo cuore, la sua intimità più recondita, come davanti ad una lente e domandare alla gente: "Chi sono?".
In un processo di demitizzazione e di distruzione della figura tradizionalmente sacra del poeta, Palazzeschi afferma di essere niente di più che un saltimbanco, un giocoliere o, nell'accezione spregiativa della parola, un ciarlatano, della sua stessa anima.


Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...